Ecco il Vesuvio, poc’anzi verdeggiante di vigneti ombrosi, qui un’uva pregiata faceva traboccare le tinozze; Bacco amò questi balzi più dei colli di Nisa, su questo monte i Satiri in passato sciolsero le lor danze; questa, di Sparta più gradita, era di Venere la sede, questo era il luogo rinomato per il nome di Ercole. Or tutto giace sommerso in fiamme ed in tristo lapillo: ora non vorrebbero gli dèi che fosse stato loro consentito d’esercitare qui tanto potere
Marziale Lib. IV. Ep. 44
Il Vesuvio… Chi l’avrebbe mai detto
Mio caro nipote,
se stai leggendo questa mia lettera vuol dire che non ci stiamo parlando faccia a faccia ed io sono ormai tra le ombre.
Mai come ora sono lieto di averti suggerito di rimanere a Miseno a studiare, invece di seguirmi con le quadriremi. Sto rassicurando tutti sulla nostra incolumità e sul fatto che presto sarà tutto finito senza gravi conseguenze, ma mento sapendo di mentire. Gli dèi hanno reso chiaro che da qui non se ne andrà nessuno purtroppo.
Chi l’avrebbe mai detto che il Vesuvio, potesse celare un vuclano. La bestia era ben nascosta: nessun cratere, nessuna montagna svettante, ma solo una dolce collina ricca di boschi, vigneti e cacciagione.
Apollonio è seriamente preoccupato e l’aria è praticamente irrespirabile. La colonna di fumo e cenere è telmente alta che non si capisce più dove finisca lei e dove inizi il cielo. E il rumore. Se sopravvivessi non lo potrei più dimenticare. Sembra il ruggito senza fine dell’oceano in tempesta.
Il Vesuvio non esisteva…
Eh già… Sai quei bei film di Hollywood dove il Vesuvio svetta sopra Pompei lanciando fuoco e lapilli? Beh è falso… Fidatevi, ci abitavo dentro.
Il Vesuvio come voi del nuovo millennio lo concepite, la montagna a cono con il cratere al centro, non esisteva fino al 79 d.C. In effetti fu proprio dall’esplosione del 79 che iniziò a formarsi e a crescere diventando quello che vedete oggi.
Mumble
“Ma innanzitutto tu chi sei che abitavi nel Vesuvio? E poi come era allora questo Vesuvio?”
Io sono il dio Vulcano e casa mia era dentro il Vesuvio, ecco perchè so come era fatto.
La tua domanda è giustissima. Devi sapere che nell’età del bronzo, 4000 anni fa, lì esisteva una montagna molto alta con un bel cratere. Se l’avessi vista avresti subito capito che si trattava di un vulcano. Ma un giorno esplose con un’eruzione apocalittica.
L’esplosione fu così catastrofica che demolì quasi l’intera montagna e quello che ne risultò arrivò fino all’ultimo giorno di Pompei. C’era una costa di montagna più alta (che voi oggi chiamate monte Somma) e poi una parte più bassa e pianeggiante. Sembrava tipo il Colosseo di oggi.
Una collina come tante. Si nascose bene il Vesuvio.
Il Vesuvio si sgranchiva da tempo…
Ora si spiegano tante cose, nipote. I terremoti che da anni non ci danno tregua dovevano essere il Vesuvio che cominciava a svegliarsi. Si sgranchiva sotto gli occhi di tutti e di nascosto da tutti.
E quanti, ignari e fortunatissimi, si sono salvati perchè stufi di dover continuare a fare lavori alle loro case, continuamente squassate dai tremori della terra, vendettero e partirono per mai più tornare.
I segnali c’erano tutti, ma noi non sapevamo interpretarli. Nemmeno io, che così tante ore ho passato in vita mia a studiare la natura, avrei potuto immaginare una simile catastrofe.
Spero solo che Rectina stia bene. Purtroppo non siamo riusciti ad attraccare ad Ercolano perchè il fondale si è inspiegabilmente alzato facendo affiorare scogli che prima erano sommersi. Spira continuamente un vento fortissimo dal mare verso la colonna di cener,e che crea onde e burrasca, che rendono impossibile la fuga via mare. Chi ha provato, sicuramente è annegato.
L’aria è piena di cenere che brucia gli occhi e la gola, la terra trema in continuazione e piovono incessantemente strane pietre che galleggiano sull’acqua e si accumulano sui tetti facendoli crollare.
Ceneri e lapilli
Per chi si trovò a Pompei in quei momenti fu un disastro. Circa il 30% degli abitanti fu ucciso dai crolli dei tetti infranti sotto il peso delle pomici. Ne caddero così tante che arrivarono al primo piano delle case.
La cenere vulcanica poi brucia i polmoni e gli occhi, facendoli lacrimare di continuo, perchè è composta da microscopici frammenti vulcanici taglienti. Per farti capire bene di cosa parliamo, quando eruttò il Mt. Saint Helen, la cenere che si depositava sul parabrezza delle macchine rigava il vetro quando si usavano i tergicristalli. Pensa cosa poteva combinare ai tessuti molli delle vie aeree dei poveri Pompeiani.
Purtroppo non riuscirono ad interpretare i segnali premonitori come i terremoti, che da più di 10 anni falcidiavano l’intera zona ed il terreno che, a ridosso dell’eruzione, si stava alzando bloccando lo scorrere delle porte, interrompendo l’approvvigionamento idrico,o facendo adirittura affiorare scogli prima sommersi.
Mumble
“Scusa Vulcano ma perchè il Vesuvio è esploso e non ha semplicemente eruttato lava?”
Perchè il Vesuvio esplode?
Sotto ogni vulcano esiste una camera magmatica nella quale si raccoglie la lava. Più aumenta il livello della lava, più si creano dei gas che aumentano la pressione all’inetrno della camera.
Ora, se la lava di quel particolare vulcano è bella liquida, il tappo di roccia lavica sul cratere sarà fino e verrà rotto in poco tempo dalla pressione della camera magmatica, facendo fuoriuscire la lava in spettacolari fontane. L’Etna, ad esempio, è un vulcano del genere.
La lava del Vesuvio, purtroppo, è molto densa e quindi scorre pochissimo e quindi forma dei tappi giganteschi. Questo vuol dire che prima di rompersi si deve arrivare ad una pressione inaudita nella camera magmatica.
Ecco perchè la terra si stava alzando: la pressione della camera magmatica non riusciva a rompere il tappo del Vesuvio e aveva inizato a premere in tutte le altre direzioni. Ma è solo questione di tempo prima che il tappo ceda.
Il tappo è saltato
Nel momento in cui il tappo salta, un boato enorme e tutta la pressione accumulata in millenni si libera in un attimo, facendo fuoriuscire la colonna di gas, pezzi di tappo grossi come case e lapilli.
In versione molto ridotta, ciò a cui assistettero i pompeiani fu simile a questo.
La mattina successiva all’eruzione la colonna di fumo e gas, spinta dalla pressione accumulata nei millenni, aveva raggiunto l’altezza di 32 Km. Per intenderci, i vostri aerei volano a 11 Km.
La colonna aveva provocato delle correnti di risucchio che avevano mandato il mare in burrasca impedendo la fuga a chiunque, asfissiando con la sua cenere tagliente e facendo incessantemente piovere pomici.
A proposito, sai cosa sono le pomici?
Hai presente quando stappi un bottiglia di spumante agitata? I gas contenuti nella bottiglia si liberano dal liquido aumentando la pressione che, quando viene rilasciata levando il tappo, produce schiuma. Le pomici sono lo stesso concetto, più o meno: sono schiuma di lava.
La morte silenziosa
Ti voglio lasciare con un’ultima cronaca di quello che questi miei occhi lacrimanti hanno visto, prima che chiuda questa lettera.
Questa notte, volgendo lo sguardo verso Ercolano, abbiamo visto come delle lucciole scendere il fianco del Vesuvio e fagocitare tutto quello che incontravano fino al mare aperto, dove una nave investita è esplosa. Non avevo idea di cosa potesse essere, ma doveva assolutamente venire dal vulcano.
Il mistero si è chiarito poco fa quando, grazie alla luce del mattino, abbiamo visto una gigantesca nube grigia scendere dal vuclano verso Pompei e fermarsi proprio a ridosso delle mura.
Qualcosa mi dice che questo fenomeno sia legato a quello che ha investito Ercolano nella notte e non voglio che ci trovi qui quando dovesse arrivare.
Ho pertanto deciso di lasciare la casa di Apollonio per scortare tutti sulla spiaggia.
Le colate piroclastiche
Riesci ad immaginare quanto possa pesare una colonna di cenere e gas alta 32 km?
Quando ormai la spinta della pressione iniziava a calare e la camera magmatica a svuotarsi, l’enorme colonna ha iniziato a collassare sotto il suo stesso peso. Un po’ come il sasso che lanciato in aria, una volta finito lo slancio, si arresta e riscende.
Interi pezzi di colonna collassavano ricadendo lungo i fianchi del Vesuvio, per investire tutto quello che trovavano. Erano silenziosi, ma soprattutto erano roventi.
Ercolano, più vicina al vulcano rispetto a Pompei, fu investita da una colata piroclastica di cenere e gas di circa 600°C. Per gli ercolanesi la morte fu una cosa istantanea, senza che se ne siano accorti. Gli scheletri di madri con i loro bambini, uomini, vecchi e ragazzi sono stati trovati come se avessero staccato loro la spina. Un secondo c’erano, l’istante successivo non più.
A quelle temperature il sangue è istantaneamente vaporizzato.
La terza colata è quella che si è fermata a ridosso delle mura di Pompei e ha spianato la strada per la quarta che la investirà in pieno. Può essere paragonata ad un vento, non butta giù le case, perchè è solo cenere finissima che ti circonda, entra nelle vie respiratorie, ti soffoca, mentre i gas ti cuociono. E’ stata una morte atroce e per nulla istantanea, come, invece, quella degli ercolanesi.
Niente più tichettio delle pomici. Niente più vociare. Solo silenzio a Pompei.
La quinta colata fu molto più densa e stavolta spazzò via cadaveri e scoperchiò case. La sesta ed ultima siglò la fine dell’eruzione ed arrivò fino a Miseno, 30 Km distante.
La fine dell’eroe
Mio caro nipote, spero che questa lettera ti trovi, perchè tu possa sapere cosa hanno visto i miei occhi e possa essere raccontato.
Abbiamo tentato in tutti i modi di salvare quante più persone abbiamo potuto. Voglio che siano encomiati tutti i marinai della flotta imperiale di Miseno. Hanno mostrato un coraggio senza eguali imbarcandosi contro un nemico mai affrontato, nel tentativo di salvare quante più vite possibili. Sono davvero i migliori marinai dell’impero.
Fai in modo che questa lettera arrivi all’imperatore e non affliggerti per me. Sono onorato di aver servito Roma e di aver reso onore al nostro nome, morendo per salvare delle vite.
Possano gli dèi esserti benevoli ed abbi cura di te.
GAIUS PLINIUS SECUNDUS
Il nuovo inizio del Vesuvio
Plinio il vecchio fu trovato morto sulla spiaggia.
Ad oggi la possiamo considerare come la prima operazione di protezione civile della storia. A quanto ne sappiamo dai resoconti del nipote, Plinio il giovane, che rimase a Miseno – base della flotta imperiale – lo zio voleva partire con una nave veloce per assistere a quel fenomeno naturale da vicino.
Una volta capito il pericolo però, armò l’intera flotta e partì per salvare le persone.
Ad eruzione finita, il tappo era completamente saltato. L’intera parte pianeggiante non esisteva più. Solo il contorno dell’antica montagna dell’età del bronzo restava, quello che oggi si chiama Monte Somma.
Al centro della spianata, con i millenni, sarebbe piano piano cresciuto quello che oggi chiamate Vesuvio.
Conclusione
Non sappiamo se Plinio il vecchio abbia mai scritto una lettera del genere al nipote, ma ho voluto utilizzare questo espediente per calarti un po’ più nel cataclisma che distrusse Pompei, Ercolano, Stabia (dove è stato veramente trovato morto Plinio il vecchio) ed Oplontis.
L’eruzione ha in un certo senso cristallizzato quella giornata del 24 Ottobre (c’è dibattito se sia 24 agosto o ottobre ma la mia personale opinione cade su Ottobre), rendendo il sito archeologico una foto della vita quotidiana di 2000 anni fa: forme di pane ancora nei forni, risparmi nascosti, cibi nei piatti, lavori di casa interrotti e mai più ripresi.
Ciò che per noi oggi è storia, allora fu una catastrofe, cruenta e atroce, e se posso fare un appello, a chiunque di voi decida di andarlo a visitare: ricordate che in quel posto si è consumata una tragedia, vedrete i calchi di persone vere, improgionate per sempre nel fotogramma della loro sofferenza. Abbiatene rispetto, perchè non ne ho visto molto visitando il sito, purtroppo.
Ci vediamo al prossimo appuntamento e fino a quel momento… RESTA CURIOSO
Davide
BIBLIO
- I tre giorni di Pompei – Alberto Angela
- LA FUTURA ERUZIONE DEL VESUVIO [IT – Youtube]
- Somma Vesuvio: il vecchio, immenso vulcano di Napoli [IT – Frame Zone]
Scarica la Mappa Mentale dell'articolo
Clicca sul bottone qui sotto e visualizza la mappa mentale di riepilogo dell’intero articolo. Ti basta cliccare con il tasto destro sull’immagine e salvarla dove vuoi così da fissare i concetti in memoria più facilmente ed averla sempre a portata di mano… NON SI SA MAI
mammamia come sono fortunata ad essere nata nel 1964. ho letto tutto d’un fiato e con il freddo dentro che paragonato a tutto il calore che esce dal vulcano è paradossale.
bellissimo articolo. chiaro. esaustivo e che tocca anche le corde del cuore.
grazie.
resto curiosamente curiosa e attendo curiosissima vostri articoli.
annalisa
Ciao Annalisa,
Pompei è un sito unico, cristallizzato a quel giorno atroce. Si vedono scene di vita quotidiana identiche a quelle che vediamo in strada oggi. Immaginare e leggere di come siano stati quei giorni ci ha fatto vedere tutta la faccenda con occhi diversi rispetto a quelli che riserviamo ai normali siti archeologici dove il lento agire del tempo e non un vulcano, hanno decretato la fine.
Visitare Pompei così rende l’esperienza di quei giorni della sua fine vivida e degna di rispetto per cotanta sofferenza.
Davide.
bell’articolo e bellissima considerazione finale.
Grazie come sempre.
Ciao Gino,
si può dire che l’articolo è stato scritto quasi solo per quell’ultima considerazione finale.
A presto,
Davide.
Come sempre, grazie Davide. E grazie al dio Vulcano e a Plinio il Vecchio che, seppure non sarà stato in condizioni di scrivere quella lettera, avrà probabilmente pensato a tutto quello che hai ipotizzato. Apprezzabile l’invito a comportarsi con rispetto in un luogo dove si è consumata una orribile tragedia del passato. E le testimonianze sono ancora tutte lì. Resto ovviamente curiosa fino al prossimo incontro
Ciao Claudia,
la vicenda di Pompei mi piace pensarla come umana in larga parte e naturale/vulcanologica in minima. Una giornata come tante, verso ora di pranzo. Una città che pullula di affari, beghe, schiamazzi, ressa, politica, intrighi, vita quotidiana. Tra lavori di stucco in casa interrotti per andare a vedere cosa fosse il boato enorme che avevano sentito e pagnotte in forno che non sono più state sfornate (se non dopo 2000 anni), a Pompei si assiste ad una giornata che potrebbe essere la nostra. Questo mi porta a connettermi con loro e visto che l’uomo, anche se 2000 anni fa, sempre uomo è, immaginare cosa potesse pensare durante quei momenti è stato relativamente facile: è bastato immaginare cosa avrei pensato io.
Alla prossima,
Davide.